Franco Pacenti: un ponte tra passato e futuro

Viaggiare significa conoscere villaggi, tradizioni, cibi e cultura enologica. Si è fortunati quando si osserva da vicino la vita, quando odori e sapori si mescolano ai profumi di un borgo, ai tramonti di colline che accolgono viti centenarie e vini conosciuti in tutto il mondo. Sono fortunata quindi, perché a Montalcino, comune italiano nella provincia di Siena, inserito in un contorno di cipressi e saliscendi, di profumi di terra soffice in cui affondare i piedi, ci sono stata più e più volte. Allora non mi è difficile cogliere la nobiltà del Brunello, immaginare di percorrere la strada silenziosa che si inerpica verso la collina e conduce al versante nord est in località Canalicchio di Sopra. Una zona classica, considerata tra le più vocate, dove la vite cammina lentamente verso la maturazione e i vini mostrano lati sobri e austeri. Vini di carattere, potenti, frutto della forza del lavoro contadino e di quella genuinità che nasce dalle mani di chi ama e rispetta la terra.

Franco Pacenti, produttore in Montalcino sin dal 1960, è uno di loro. La sua è una delle cantina storiche che viaggia tra tradizione e modernità, esperienza e innovazione, e coniuga il lavoro in “attesa e pazienza”. Percorsi lunghi ma di soddisfazione per ottenere etichette che nascono in vigna e dopo vinificazioni tradizionali, maturano in grandi botti di rovere. Dieci ettari vitati di sole uve Sangiovese in un contesto di trentasei ettari complessivi; una cantina rimodernata nell’anno 2000 e un antico casale che custodisce la cantina storica di nonno Rosildo che, già nel 1966, intuì le potenzialità di questo vino. Lo imbottigliò l’anno successivo contribuendo inoltre alla nascita del Consorzio del Brunello di Montalcino e all’attuale Azienda agricola Franco Pacenti.

Rosso di Montalcino, Brunello di Montalcino, Brunello di Montalcino Riserva sono l’espressione del loro lavoro. Infine Rosildo 2015 il vino icona che Franco e i suoi figli, Lorenzo, Lisa e Serena hanno dedicato al fondatore, padre e nonno. Un ponte tra passato e futuro sugellato dall’inizio ufficiale di Lorenzo in azienda. Da subito ha preso in mano la gestione del processo produttivo concentrandosi sulla parte agronomica. Una scelta legata alla sua passione per la vigna ma anche alla sua formazione come perito agrario.
La gestione del vigneto è svolta completamente da noi; è minuziosa, sostenibile (confusione sessuale, sarmenti, sovescio, pacciamatura secca volta a mantenere l’umidità del suolo) e supportata da monitoraggi in campo. Ci affidiamo inoltre alle stazioni metereologiche collocate nelle diverse aree dei nostri vigneti che ci permettono di raccogliere dati climatici in tempo reale attuando una viticoltura di precisione e di zonazione”racconta Lorenzo.

La sua prima vendemmia nel 2015 proprio con la speciale etichetta Brunello di Montalcino Rosildo 2015, da quest’anno in commercio in sole 1000 pregiate bottiglie. Le uve provengono da un unico vigneto, Vigna della Creta, l’ultimo impiantato da nonno Rosildo. La vigna è posta su un terreno argilloso, il microclima è unico proprio come la conca di Canalicchio, le rese molto basse (intorno ai 50 quintali per ettaro), trentasei mesi il tempo d’invecchiamento in botti di rovere francese da 10 ettolitri. Un vino prezioso che sarà indissolubilmente legato ad annate uniche e irripetibili. Un sorso preciso e multisfaccetato che profuma di violetta e liquirizia, di frutti rossi scuri ed erbe aromatiche. Corposo, profondo, con un timbro incentrato su ritmo ed eleganza.
Un piacere enologico da degustare nel quadro d’autore in cui nasce, nella splendida terrazza panoramica della Tenuta, ammirando la Val d’Orcia.