“Lorenzo Pacenti e le sue versioni del Brunello di Montalcino” di Giovanna Moldenhauer

Lorenzo, figlio di Franco che da il nome alla cantina Franco Pacenti, ha raccolto la sfida del padre e dal 2015 conduce la vigna e la cantina, supportato dal padre e dalle sorelle Lisa e Serena, portando così una sua nuova impronta nell’azienda

DI GIOVANNA MOLDENHAUER

 

La cantina si trova in una zona tra le più vocate della denominazione Brunello di Montalcino. Siamo in Val D’Orcia, ai piedi della collina di Montalcino, nell’areale del Canalicchio. Il fondatore è stato Rosildo, classe 1924, ma è il figlio Franco Pacenti a dare il nome attuale alla cantina e a dare, dalla sua gestione, dal 1988 una svolta qualitativa.

Rosildo, grande lavoratore e con un profondo amore per la sua terra, corona il sogno di costruire qualcosa di suo acquistando il podere Canalicchio nel 1962 ed è fra i primi a credere fortemente nel potenziale di Montalcino e a valorizzare il sangiovese, vitigno che su questa collina raggiunge l’eccellenza. Prende così vita il nucleo aziendale originario con la prima bottiglia prodotta di Brunello di Montalcino annata 1966. Sono gli anni della rivoluzione industriale e in tanti lasciano Montalcino nella sua piccola e povera realtà agricola per le grandi città. Alcuni coraggiosi restano, credono nel territorio e danno vita, con la fondazione nel 1967 del Consorzio del vino Brunello di Montalcino, a uno dei più prestigiosi vini d’Italia. La famiglia Pacenti è stata tra i venticinque padri fondatori.

Franco Pacenti nasce nel 1958 e affianca il padre Rosildo già dall’adolescenza, contribuendo sin dai primi passi alla crescita e allo sviluppo dell’azienda. Nel 1988 Franco, ormai sicuro del proprio bagaglio di esperienza, subentra alla gestione del padre, restaurando la cantina storica sottostante al vecchio podere di famiglia. Vignaiolo scrupoloso e tradizionalista convinto, impianta nuovi vigneti di sangiovese, imprimendo ai propri vini tratti territoriali con un’interpretazione rigorosa e classica. Con l’affermarsi del brand del Brunello, Franco trasforma Canalicchio da azienda polivalente ad azienda specializzata in viticoltura, riconosciuta a livello internazionale. Agli inizi degli anni 2000, arrivando a un’estensione di dieci ettari vitati, si rende necessaria la realizzazione di una nuova cantina, funzionale, ampia, dotata di attrezzature all’avanguardia e ben integrata nel paesaggio della Val d’Orcia, Patrimonio Unesco dal 2004.

 

Negli ultimi anni Lorenzo, Lisa e Serena, i tre figli di Franco, decidono di raccogliere la sfida e l’opportunità che il padre gli offre, entrando a far parte dell’azienda e affiancandolo nella conduzione, occupandosi ognuno di uno specifico ambito: dalla gestione in vigna e in cantina, allo sviluppo commerciale sino all’accoglienza.

L’azienda si estende su una superficie di trentasei ettari di cui dieci a vigneto. Qui viene coltivato esclusivamente sangiovese, allevato a cordone speronato. I vigneti, suddivisi in sei appezzamenti, hanno un’età media di venticinque anni e sono dislocati in prossimità della cantina nella zona classica e vocata del Canalicchio, situata nel versante nord-est di Montalcino, a un’altitudine media di trecento metri. Il suolo presenta una spiccata componente argillosa ed è ricco di elementi nutritivi quali magnesio, potassio, boro e manganese.

L’agronomo Donato Bagnulo affianca Lorenzo nella gestione della campagna; in particolare sono stati reimpiantati tre nuovi vigneti, per un totale di circa quattro ettari, tra il 2015 e il 2020, portandoli dalla pianura alla collina con tutti i vantaggi qualitativi che ne seguono: una migliore esposizione ai raggi solari per un maggiore accumulo di zuccheri, e temperature più fresche e sbalzi termici tra il giorno e la notte più accentuati, per uno sviluppo aromatico più ricco ed elegante.

L’attuale cantina, operativa a partire dal 2004, è oggi il cuore dell’azienda: progettata su un unico livello, minimizzando l’impatto ambientale, accoglie in maniera funzionale tutte le fasi della produzione. In cantina si conclude il percorso che nasce in vigna: vinificazioni rigorosamente tradizionali con prolungate macerazioni sulle bucce e lunghi affinamenti in grandi botti di rovere. Qui i vini trovano le condizioni ideali per maturare nella migliore espressione, esaltando il sangiovese, valorizzandone il terroir e le peculiarità di ogni annata. Le botti per la vinificazione variano da venticinque a cinquanta. Paolo Vagaggini è il consulente enologico che affianca Lorenzo in cantina.

Memoria storica dell’azienda è la piccola cantina sotterranea costruita negli anni Sessanta dal nonno Rosildo, capostipite della famiglia, nel nucleo originario del vecchio casale. Ambiente suggestivo, resta a oggi luogo d’orgoglio e consapevolezza delle radici che legano la famiglia Pacenti a questa terra.

In un incontro virtuale con Lorenzo Pacenti gli abbiamo chiesto quale fosse l’approccio in vigna. “La nostra è una gestione agronomica minuziosa e puntuale, supportata da continui monitoraggi in campo e svolta ancora oggi direttamente da noi. Un approccio scientifico con stazioni meteorologiche in diverse aree dei nostri vigneti per raccogliere dati climatici in tempo reale (viticoltura di precisione e concetto di zonazione) è combinato all’esperienza del viticoltore tramandata di generazione in generazione. Scelte che ci consentono di praticare un’agricoltura sostenibile. L’obiettivo è di ridurre l’impatto ambientale, salvaguardando le risorse naturali, e di garantire la sicurezza alimentare della produzione eliminando gli erbicidi e riducendo l’impiego di prodotti chimici di sintesi in favore di metodi naturali: il compostaggio con i sarmenti di potatura per mantenere la fertilità del suolo, il sovescio per il controllo delle erbe infestanti ed il miglioramento della struttura del terreno, seguito in estate dalla pacciamatura secca volta a mantenere l’umidità del suolo, e la confusione sessuale per la lotta alla tignoletta della vite”.

 

Dalle uve al vino, “in cantina – riprende Lorenzo -, pur mantenendo lo stile tradizionale che ci contraddistingue come le lunghe macerazioni sulle bucce e l’affinamento in botte grande, considerati i legni abbastanza nuovi, l’idea è quella di diminuire leggermente i tempi di invecchiamento ed aumentare quelli di affinamento in bottiglia, nell’ottica di ottenere vini più rotondi e più pronti all’uscita in commercio. Tra il 2018 e il 2019 c’è stato, appunto, un investimento sulla scelta dei legni: abbiamo acquistato dodici botti nuove da venticinque ettolitri Nir (Near infrared), metodo messo a punto dall’azienda Garbellotto per garantire l’aroma della botte. Tutte le doghe hanno le medesime caratteristiche. In genere i criteri di scelta del legno si basano solo sulle regioni di provenienza, Slavonia o Francia. In queste foreste, che hanno estensioni enormi, si sviluppano al loro interno microzone con terreni, altitudini, esposizioni e microclimi differenti che influenzano la crescita del legno, conferendogli concentrazioni aromatiche diverse. Questo metodo consente di costruire botti con maggior precisione, scartando scientificamente gli aromi negativi, come il verde e la segatura. Ogni doga passa agli infrarossi per analizzarne le caratteristiche, così da avere tutte le informazioni al fine della classificazione in quattro differenti categorie aromatiche: equilibrio, struttura, speziato, dolce. Insieme al nostro enologo Paolo Vagaggini, a seguito di svariate prove e assaggi, abbiamo deciso di acquistare due terzi delle botti della categoria ‘equilibrio’ e 1 un terzo della categoria ‘struttura’”.

Abbiamo assaggiato tre vini della loro gamma: il Rosso di Montalcino Doc 2017, il Brunello di Montalcino Docg 2015 e il nuovo Brunello di Montalcino Rosildo Docg 2015 che Lorenzo ha voluto dedicare al nonno a cui era molto legato.

Rosso di Montalcino Doc 2017

Conosciuto come il fratello minore del Brunello, ma che esprime una propria identità fortemente legata al terroir. In uscita ritardata dall’annata 2017, con un affinamento in legno per un anno invece dei consueti sei-otto mesi, è un vino che unisce alla struttura vivacità e freschezza. Grazie alla sua bevibilità e armonia, mostra una fragranza al palato e piacevolezza. Punteggio 90/100

Brunello di Montalcino Docg 2015

Corposità, profondità, longevità sono le caratteristiche di questo vino proveniente da vari vigneti e in parte anche della nuova selezione. L’affinamento in botti di rovere medio/grandi è stato di trentasei mesi con altri dieci di bottiglia. Vino di grande rigore espressivo, dal carattere nobile, dotato di una timbrica elegante, figlia del terroir di provenienza, capace di cogliere le varie sfumature del territorio. Armonico e complesso avvolge il palato con un’incredibile persistenza, raggiungendo la perfetta maturazione con un’evoluzione di qualche anno. Punteggio 92/100

Brunello di Montalcino Rosildo Docg 2015

Una selezione di Brunello dedicata a Rosildo Pacenti, pioniere dell’azienda di famiglia, che ha sempre creduto fortemente nel potenziale dei vigneti di queste terre.

Frutto di un paziente invecchiamento in botti di rovere francese di Allier da dieci ettolitri, seguito da dieci mesi in bottiglia, Rosildo è un vino icona per la famiglia Pacenti. Le uve infatti provengono dalla Vigna della Creta, un vigneto impiantato proprio da Rosildo Pacenti, che prende il nome dal terreno argilloso in cui cresce e con caratteristiche pedoclimatiche uniche. È la prima annata prodotta e coincide con la prima vendemmia ufficiale di Lorenzo Pacenti. Dal corpo potente e di beva elegante, armonico e bilanciato, è un vino di classe, espressivo del territorio. Intenso, ricco e persistente, al palato è succoso e penetrante, con tannini decisi e vellutati che avvolgono con calore e morbidezza. Vino di carattere, da lungo invecchiamento, godibile nelle sue evoluzioni, si abbina egregiamente con piatti strutturati e saporiti a base di carni rosse e selvaggina. Punteggio 94/100

 

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